Il gioco di Ripley (2002) * 

Film sospeso, irrisolto, con una dote: l’ambientazione palladiana di un’avventura di Ripley.
Messa in scena sostenuta dall’esagerata e gigionesca la presenza di Malcovich. Lo affianca Chiara Caselli, trattata come una suppellettile di lusso, poco più. Regia fredda e staccata, disinteressata alla esile vicenda narrata. Alcune sequenze paiono fotografie animate e accompagnano il personaggio creato dalla Highsmith nei suoi peripli, immersi nella magica solitudine della pianura veneta.
Girato largamente nella sontuosa villa Emo di Andrea Palladio, la regista omaggia l’architetto veneto in un’altra locazione il Teatro Olimpico a Vicenza nel quale il film si conclude. 

Ma a questo punto non era, forse, meglio realizzare un documentario dedicato alle opere dell’architetto del Rinascimento veneto?

(Ripley’s Game (Italia/Gran Bretagna/Usa 2002) di Liliana Cavani – con John Malkovich, Dougray Scott, Ray Winstone, Lena Headey, Chiara Caselli.

Nota su Gastone Schiavotto

Gastone Schiavotto (Vicenza, 1915-1977) si interessa di teatro a partire dai primi anni Quaranta, quando organizza spettacolo di Rivista per i soldati di stanza a Vicenza. Dopo l’8 settembre 1943 sceglie la Resistenza: mentre svolge l’attività di staffetta è arrestato e costretto al confino.
Dal 1949 è addetto stampa presso la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ruolo che mantiene fino al 1974.

Nel 1963 fonda, assieme a Flavia Paulon e Piero Zanotto, il Festival Internazionale del Film di Fantascienza a Trieste (la manifestazione continua fino al 1982, per poi riprendere con il nome Trieste Science + Fiction) e lo dirige per le prime quattro edizioni.

A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta è a capo dell’ufficio stampa del Festival del cinema di Locarno (CH) e in seguito di Lucca Comics (1966-1977).

L’impegno nella sua città natale è a fianco di Alberto Caldana, e successivamente di Sandro Anesini e Fernando Bandini (tra gli altri), nella fondazione del laico Circolo del Cinema Il Mondo Nuovo con sede presso il Cinema Odeon.

Nel 1963 e 1965 organizza la Rassegna internazionale “film didattico” e “film famiglia”, esperienza terminata dopo l’opposizione della Curia vicentina.

Ottiene per Vicenza la visione in anteprima di “La strada” (1954) di Federico Fellini, presentato al cinema Palladio alla presenza del regista e di Giulietta Masina (i cui genitori allora abitavano in città).

Accompagna Pietro Germi durante i sopralluoghi vicentini del film “Signore e signori” (1965), influendo sulla scelta di Bassano del Grappa (Vicenza) come location insieme a Treviso.

Nell’episodio “Palmira” (conosciuto anche con il titolo “Cuore di padrone“) del film “Noi donne siamo fatte così (1971) di Dino Risi, interpreta, a fianco di Virgilio Scapin, una piccola parte.

Alla fine degli anni Sessanta sposta da Torino a Vicenza la redazione della rivista «Il fotogramma» (organo della FNC – Federazione Nazionale di Cineamatori, oggi Federazione Nazionale Cinevideoautori), di cui è condirettore assieme a Sandro Anesini.